Sembra di trovarsi in un deserto alieno, dove le forme stirate e fluttuanti di strutture in calcestruzzo disegnano le luci e le ombre di un territorio martoriato.
Il territorio della ex-Jugoslavia, recente scenario di sanguinosi genocidi e guerre civili (ma non solo), è costellato di poetiche e visionarie sculture che forse non tutti conosco.
Strutture aliene o munumenti umani?
L’origine culturale di questi monumenti è enigmatica quanto la loro forma. Secondo alcune fonti si tratterebbe di un articolato sistema di sculture ideate da Josip Broz Tito per celebrare la rinascita della Grande Jugoslavia.
Tuttavia, non sono pochi a sostenere che in realtà queste creazioni fossero state volute e pagate dalle comunità locali dove si trovano; infatti molti di questi monumenti sono sopravvissuti al giudizio della storia come commemorazioni delle vittime del fascismo e del nazismo. Nulla di poetico, dunque, piuttosto un ricordo triste di un periodo tenebroso e violento vissuto nel nostro continente.
Tra gli autori di queste estreme composizioni, che attraverso l’estro della forma tentano di colorare il grigio sordo del calcestruzzo, si possono ricordare progettisti e designers del calibro di Dušan Džamonja, Peter Mulichkoski e Bogdan Bogdanović.
Luoghi turistici in cui è vietato l’ingresso.
Numerosi monumenti versano in stato di abbandono dopo i recenti eventi bellici che hanno interessato la Serbia, il Montenegro e la Bosnia; alcuni sono ancora irragiungibili perchè circondati da mine antiuomo inesplose.
Ci sono diversi tentativi messi in atto negli ultimi anni, che cercano di promuovere la visita e la manutenzione di queste opere strabilianti; non sarà facile riportare questi luoghi ad una condizione di utilizzo ottimale, ma sicuramente sarà un ottimo contributo per la cultura architettonica globale poter continuare ad ammirare queste poesie in cemento, acciaio e granito.
photo credits: Spomenik Database