Titolo originale | Faber in Sardegna & L’ultimo concerto di Fabrizio De André |
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Paese di produzione | Italia |
Anno | 2015 |
Durata | 119 min. |
Genere | documentario, musicale |
Regia | Gianfranco Cabiddu |
Soggetto | Gianfranco Cabiddu |
Sceneggiatura | Gianfranco Cabiddu |
Produttore | Sandro Bertolazzi |
Casa di produzione | Clipper Media |
Distribuzione (Italia) | Microcinema |
Fotografia | Enzo Carpineta, Vincenzo Carpineta |
Montaggio | Letizia Caudullo |
Musiche | Fabrizio De André |
Interpreti e personaggi | |
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Parlare di musica è come ballare d’Architettura. Frank Zappa
Se siete amanti dell’Architettura, della Sardegna e di Fabrizio De Andrè, questo è un film che dovete assolutamente vedere. Il documentario ripercorre la vita dell’artista in Sardegna compreso il restauro dello Stazzu nell’Agnata in Gallura, voluto dalla famiglia De Andrè, insediamento rurale tipico derivante dal latino “statio”, stazione, luogo di sosta. Tra le varie testimonianze troviamo anche un emozionato Renzo Piano che ricorda con grande ammirazione (ed un pò d’invidia) l’amico Fabrizio.
La loro amicizia però non si è fermata ai soli ricordi passati e nel luglio 2016, lo studio di Architettura Alvisi Kirimoto + Partners insieme a Renzo Piano (al quale si deve l’idea dell’intervento), inaugurano Piazza Faber a Tempio Pausania.
La piazza, circondata da edifici storici prevalentemente settecenteschi, accoglie l’idea dell’Architetto che realizza una sorta di “ragnatela” dove teli di diversa dimensione la ombreggiano e la colorano. Quando le vele sono chiuse le 12 matite colorate (in riferimento a un’ antica passione di Fabrizio De André per i pastelli Faber-Castell, da cui il soprannome datogli da Paolo Villaggio) sembrano sospese tra le pareti di granito.
La realizzazione ha previsto la disposizione di una maglia di funi d’acciaio fissate, tramite barre di ancoraggio, alle spesse pareti in granito degli edifici circostanti. La maglia forma 12 triangoli realizzati in tessuto di diverse dimensioni. Questi triangoli sono avvolgibili attorno a rulli motorizzati con un meccanismo simile a quello della vela nautica.
“Questo intervento, con la sua leggerezza e la sua prorompente vitalità, ci ha permesso di confrontarci nuovamente con i piccoli centri urbani, spostando il punto di azione in alto, al di sopra della piazza, costringendo chi passa a guardare oltre i tetti, a confrontarsi con il grigio degli edifici e il colore del cielo, annullando i margini spigolosi dell’area ,” dice l’architetto Massimo Alvisi.
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